Grazie alla certificazione il Tetra Pak si candida a diventare il packaging più eco

ambientalisti in quanto usa e getta e non riciclabile rispetto a vetro, alluminio e perfino Pet. Ma negli ultimi tempi la compagnia ha investito molto sul versante green, presentandosi in prima fila in vari progetti di sostenibilità ambientale. La differenza l’ha fatta la riciclabilità: le tre componenti sono oggi separabili dopo l’uso senza l´aggiunta di additivi chimici e trasformabili in nuova carta e in nuovo materiale plastico. Indubbi gli altri vantaggi: rispetto ad alluminio il plus è l’impilabilità dei cartoni (l’idea originale di farli a forma di tetraedro resiste in molti casi ancora oggi: usano il 33% in meno di spazio rispetto alle lattine) e il peso minore (sono più leggere di 2/3), che consente di abbattere i costi di trasporto e immagazzinamento. Vantaggio ancor più consistente sul vetro: 5 bottiglie di vetro pesano circa 2 chili come 74 cartoni per bevande.Inoltre il marchio Fsc (Forest Stewardship Council) assicura la provenienza della carta – materiale sempre sotto la lente delle coscienze green – da foreste gestite in modo responsabile certificate da Fsc, Ong indipendente e no-profit. Allo stato attuale secondo Tetra Pak non ci sono sufficienti foreste certificate per coprire tutta la produzione per cui solo una parte dei cartoni hanno di fatto la certificazione. In Italia ad esempio da settembre i nettari di frutta a marchio Valfrutta, prodotti dal gruppo cooperativo Conserve Italia, riportano sulle confezioni Tetra Brik Aseptic da 125, 200 e 1000 ml il logo Fsc. Scelta green di un’azienda che tra l’altro dichiara nei suoi stabilimenti linee di lavorazione che utilizzano solo energia elettrica da fonte eolica. Di più: la frutta fresca è ottenuta mediante l’applicazione di tecniche di produzione integrata in campo a basso impatto ambientale. In prima fila i retailer i cui scaffali accolgono sempre più cartoni poliaccoppiati per le più innumerevoli referenze food. L’insegna britannica Sainsbury’s nel 2007 è stata la prima a “lanciare” il cartone con etichetta Fsc. Ad aprile è stato annunciato che i pdv francesi di Carrefour riceveranno nel corso del 2010 100 milioni di cartoni con ecolabel Fsc. E che entro la fine del 2012 certificherà come Fsc il 90% dei 3 miliardi di packaging che vende in Francia ogni anno. In Svizzera ha aperto le danze Coop il settembre scorso, e la multinazionale svedese punta a commercializzare nel 2011 340 milioni di cartoni ecotargati (pari al 60% del Tetra Pak nazionale). Tanto che da molte parti si chiede alle insegne di istituire nei propri pdv centri di raccolta del Tetra Pak nei comuni dove non ce ne sono. Allo stato attuale la copertura dell’intero territorio con punti di raccolta è ancora il punto critico del riciclo del Tetra Pak. L’Italia gode comunque di una situazione non disprezzabile: grazie a un accordo con Comieco, il Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica, attualmente 25 milioni di cittadini, comprese tutte le grandi città (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari), sono coinvolti nella raccolta differenziata di Tetra Pak. Nel 2008 sono state riciclate più di 16.000 tonnellate di cartoni per bevande, pari al 17,1% del totale immesso al consumo nell’anno. Queste equivalgono a più di 800 milioni di confezioni avviate a riciclo attraverso I diversi sistemi di raccolta differenziata (fonte Comieco). Le modalità sono tre: separatamente, con la carta o insieme alla “multimateriale” (plastica, alluminio, vetro). Dipende dal comune: l’elenco dei comuni “attrezzati” al riciclo è su www.tiriciclo.it. I cartoni poi prima di essere buttati nell’apposito cassonetto vanno lavati e schiacciati. (Fonte CertineWs)

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