A rischio la valorizzazione delle sementi certificate

controllate e certificate e l’efficienza e la tempestività nell’assicurare questi compiti, svolti in Italia dall’Ense, sono fondamentali per l’operatività e la competitività dell’intera industria sementiera nazionale. Se in una logica di risparmio l’ipotesi di una semplice soppressione dell’Ente nazionale sementi apparirebbe incomprensibile, in quanto obbligherebbe poi ogni Regione a dotarsi di un proprio organismo di certificazione delle sementi, che deve essere svolta da un organismo pubblico o sotto controllo pubblico, l’eventuale trasferimento della certificazione delle sementi ad un’altra figura non dovrà invece comportare assolutamente alcuna penalizzazione per le aziende sementiere, in un momento in cui sono anch’esse pienamente coinvolte dalla grave contrazione delle produzioni agricole e degli investimenti. Tanto più che il servizio di certificazione è pagato completamente dalle stesse aziende sementiere, senza alcun contributo statale e con il bilancio dell’Ense, che è da anni in equilibrio. Puntando invece ad una maggiore valorizzazione delle sementi certificate, elemento oggi indispensabile nelle produzioni agroalimentari di qualità e tracciate, l’industria sementiera è invece disponibile ad un maggiore coinvolgimento nella gestione della certificazione, così come di una eventuale figura pubblico-privata che si occupi espressamente di questo compito, con alta razionalità ed efficienza. La produzione sementiera soggetta a certificazione ufficiale ha interessato nel 2009 in Italia una superficie di 197.796 ettari di colture portaseme, e 632.344 tons di sementi controllate. (Fonte CertineWs)

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