Alimentare made in Italy: E-R, no a “italian sounding”

I consiglieri ricordano, a questo proposito, che le parti sociali hanno sottoscritto il 4 agosto un documento unitario sulla necessità di un forte contrasto all«italian sounding’, a difesa del made in Italy di qualità, »quale leva competitiva del paese«, e lo stesso Governo nazionale, nel 2011, ha assunto alcuni importanti impegni a questo scopo, »se non fosse che, di recente, sarebbe stata denunciata una nuova vicenda di utilizzo improprio di risorse pubbliche da parte della ‘Società italiana per le imprese all’estero – Simest spà (una società finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all’estero, controllata dal ministero dello Sviluppo economico che detiene il 76% del pacchetto azionario)«. Risorse – scrivono i firmatari – che sarebbero state »destinate a finanziare, direttamente o indirettamente, la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che non hanno nulla a che fare con il tessuto produttivo del nostro paese«. Considerando che questo tipo di sostegno della Simest all’ ‘italian sounding’ determinerebbe »gravi danni«, anche sottraendo all’economia nazionale oltre 60 miliardi all’anno, i consiglieri chiedono alla Giunta se non ritenga dannoso per il sistema agroalimentare nazionale che la Simest abbia promosso, con una strategia di finanziamento all’estero, imprese che commercializzano prodotti con una falsa identità d’origine e come intenda intervenire nel merito. I firmatari, oltre a sollecitare la Giunta a verificare i criteri con cui la Simest valuta i progetti da finanziare, chiedono di attivare ogni iniziativa necessaria a tutelare il »vero made in Italy«, e più specificatamente di eliminare le barriere sanitarie e fitosanitarie che ostacolano il commercio con l’estero in modo da facilitare i progetti di promozione dei veri prodotti ‘made in Italy’. (Fonte CertineWs)

 

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