Approvato Basilea 3: l’accordo più rilevante dopo la crisi economica

condizionato tristemente il sistema finanziario internazionale. L’entrata in vigore sarà graduale: dal 1 gennaio 2013 sino alla piena attuazione al primo gennaio 2019. Il testo sarà presentato oggi allo Steering Committee del Financial Stability Board, l’organismo guidato dal Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. Il via libera politico, che segue quello di tipo tecnico, si avrà in novembre, con la ratifica del G20 di Seul. L’accordo raggiunto a Basilea arriva al termine di un lungo e faticoso lavoro di preparazione. Anche se c’è sempre stato consenso sulla necessità di irrobustire gli istituti di credito, i banchieri erano molto preoccupati che le nuove condizioni potessero in qualche modo limitare la loro operatività, tenendo immobilizzati capitali che sarebbero diventati inutilizzabili per la normale operatività creditizia. Senza contare che un’eccessiva rigidità delle banche rende queste ultime meno propense a prestare soldi, limitando quindi gli investimenti delle imprese e, indirettamente, lo sviluppo dell’economia. A esprimere riserve erano non solo Germania e Stati Uniti, ma anche l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, in qualità di presidente della federazione bancaria europea. La forte gradualità dell’applicazione delle norme, per esempio, è stata concepita proprio per venire incontro alle richieste dei banchieri, dando loro il tempo per reperire le risorse con cui irrobustire i patrimoni degli istituti. L’accordo intende agire su quelli che sono ritenuti i requisiti chiave imposti alle banche nella loro attività, che vengono misurati dal rapporto tra patrimonio di vigilanza, ovvero i fondi su cui una banca può maggiormente contare in una fase di necessità, rispetto al totale delle sue attività, ponderate per tener conto delle effettive caratteristiche di rischio. Ebbene, è stato deciso di alzare questo rapporto, in modo che una banca, per potere operare, debba avere un patrimonio di vigilanza più alto e quindi sia meno esposta a eventuali contraccolpi in caso di crisi. Non solo, ma più una banca ha attività investite, più dovrà essere alto il patrimonio di vigilanza. Indirettamente questa riforma metterà tutte le maggiori banche mondiali sullo stesso piano, e in questo modo potrebbe risultare vantaggiosa per le istituzioni italiane. Le banche ne usciranno magari meno redditizie, ma anche molto più solide e sicure. (Fonte CertineWs)

 

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