Report, Inchiesta su RINA e Fincantieri

Da tempo dice di voler donare i suoi soldi a Don Verzè e al San Raffaele ma nel suo passato ci sono numerose accuse, tra cui quelle di aver riciclato soldi dalla ‘ndrangheta. Dopo l’introduzione, la Gabanelli spiega che l’inchiesta di oggi è legata alla Fincantieri, la più grossa industria di costruzione di navi da crociera. Il primo servizio, di Giovanna Boursier, è un’intervista a Giuseppe Bono, a.d. della Fincantieri. Il 70% dell’attività di Fincantieri è la lavorazione delle navi da crociera che si basa soprattutto sul lavoro effettuato a Monfalcone. Recatasi sul posto, la Boursier scopre che 1.700 lavoratori sono registrati con Fincantieri, ma altri 1.500 sono legati ad aziende in subappalto. In tutti i cantieri, le lavorazioni particolari vengono assegnate tramite appalti e subappalti ed è questo il fattore che porta ad avere una bassissima produttività. Un operaio specializzato spiega che il sistema degli appalti è utile per minimizzare i tempi di consegna del prodotto. Questo determina condizioni lavorative disumane e una perdita di valore che ricade sugli operai. I contratti, infatti, non prevedono ferie, malattia e rimborsi. Gli straordinari vengono corrisposti come indennità consentendo all’azienda di pagare meno contributi. Questa situazione, di cui anche i sindacati sono al corrente, si chiama evasione ed è una situazione molto diffusa. Dal 2008, la procura di Venezia indaga su due cantieri di Marghera. I titolari di queste due ditte, facenti capo alla famiglia Corbi, sono indagati per sfruttamento ed estorsione ma riescono ugualmente ad ottenere subappalti dalla Fincantieri grazie all’utilizzo di prestanome. Fincantieri è a conoscenza di questo meccanismo ma non fa niente per fermarlo. La legge, inoltre, prevede che le ditte abbiano officine e strumenti propri. Nei cantieri, invece, risulta che le aziende portano solo la manodopera utilizzando i materiali messi a disposizione dalla Fincantieri. Il numero delle ditte in subappalto è fluttuante e gli appalti illeciti non sono facilmente individuabili; questo non permette di accertare la presenza delle norme di sicurezza, né di controllare la buona procedura del lavoro. Dopo la pubblicità, la Gabanelli introduce il servizio incentrato su chi deve controllare i prodotti della Fincantieri. L’ingegnere Rina, intervistato, dichiara che, oltre al controllo, l’azienda spesso chiede una consulenza dietro pagamento. È infatti molto comune che le società di classificazioni si trovino a fare contemporaneamente consulenza e controllo per la stessa azienda. All’interno di Fincantieri è normalissimo che molte ditte in subappalto appartengano in realtà a dirigenti o ex dipendenti di Fincantieri. Secondo l’azienda di Stato le ditte che hanno legami con i dipendenti sono solo due: la Venice Service e News Trs. Un altro servizio evidenzia il problema della mobilità: sono 3670 i lavoratori di Fincantieri che rischiano il posto di lavoro. Tra i cantieri interessati, c’è quello di Sestri San Giovanni dove il problema della produzione è legato alla presenza della ferrovia che separa in due il cantiere. Sono stati stanziati 70 milioni per risolvere il problema ma Fincantieri sta vagliando la decisione di andar via da Sestri, anche se i soldi sono già arrivati. Le altre industrie di costruzione navali si sono trasferite in Francia pagando una concessione di 800 mila euro all’anno; lì i bacini portuali sono molto più grandi che in Italia, questo perché la nazione ha deciso di investire nel settore, diminuendo gli effetti della crisi. Intanto, a Palermo, la ditta privata Cimolai, socia del gruppo Mariotti, ha soffiato l’appalto di costruzione alla Fincantieri. Un dipendente dell’azienda di Stato afferma l’esistenza di un sistema consolidato che ruba le commesse a Fincantieri. A monte del sistema ci sarebbero gli stessi dirigenti della Fincantieri. In studio, la Gabanelli introduce il servizio successivo. Agosto 2010, Tirrenia viene commissariata per 600 milioni di debiti. Una cordata di imprenditori vorrebbe comprare l’azienda pagando metà del debito e ricevendo contributi statali. Nel frattempo, in porti come quello di Crotone, i traghetti rimangono ormeggiati in attesa di essere venduti mentre si deteriorano in assenza di manutenzione. Dopo l’inchiesta, parte il servizio sull’Università San Raffaele. Marcus Vitruvius è una fondazione che ha deciso di finanziare l’Università di don Verzè. La fondazione fa capo a un gruppo di professori tra cui il preside di medicina Clementi che spiega che la Vitruvius è una fondazione filantropica, nata il 5 gennaio, con sede in Svizzera e che ha avanzato un’offerta di un miliardo di euro all’Università. Il giornalista spiega che una fondazione di diritto svizzero deve risultare sul registro delle imprese. Indagando, Report scopre non solo che la Vitruvius non è registrata ma anche che l’indirizzo della sede legale è falso, fa capo infatti all’Arifida, una fiduciaria svizzera che intesse un rapporto di consulenze con la Marcus Vitruvius. Esiste poi un’altra fondazione, quella della maga Ester Barbaglia, una signora ricchissima che vuole donare i suoi soldi all’ospedale San Raffaele. La maga è stata prosciolta, per mancanza di prove, dall’accusa di riciclaggio di denaro sporco. È stato il notaio della donna, Enrico Chiodi, ad aver presentato la maga a Don Verzè. È grazie all’aiuto di Chiodi che la donna ha comprato il 21% della Banca di Credito San Marino, la stessa banca che ha effettuato il riciclaggio dei soldi della ‘ndrangheta. (Fonte CertineWs)

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