Alessandro Pirani, Bologna GovJam

Assessore in un Comune della provincia di Bologna, Pieve di Cento, si occupa di gestione e attivazione di processi di cambiamento e innovazione all’interno e con le organizzazioni. In particolare segue progetti legati alla dematerializzazione dei processi lavorativi nei settori della Pubblica Amministrazione e della Giustizia. Ogni tanto scrive sul suo blog http://www.policyshaker.com .

Ci parli della sua iniziativa, Bologna GovJam e perchè le sta a cuore…

E’ una cosa super sperimentale, la cui storia si limita a una prima edizione pilota… l’anno scorso. Ma si poggia sulla più strutturata storia della Global Service Jam, un “gioco” intercontinentale in cui ogni anno un numero crescente di città si misurano sulla costruzione di servizi.

“Costruzione” significa che, a differenza di quanto accade in un workshop o in un convegno, una Jam si conclude con prototipi tangibili dell’idea. Bologna mi pare sia da sempre un laboratorio di sperimentazione, in particolare su tutto ciò che è servizio pubblico.

A Bologna il ‘pubblico’ rappresenta un valore, sempre più controverso, come tutto. Anche il recentissimo dibattito sul finanziamento alle scuole paritarie mi pare renda bene l’idea: Bologna è una città in cui le cose si fanno anche ricorrendo laicamente a mix di partner la cui forza sta nel tenere la barra dritta sul cittadino e i suoi bisogni.

Quali sono i fattori che rendono unica ed innovativa la sua iniziativa?

ci saranno persone delle estrazioni più diverse che sceglieranno di partecipare per oltre 48 ore. Già questa è una scommessa. Poi ci saranno le metodologie che useremo per facilitare la discussione: l’intera prima giornata sarà gestita attraverso nientemeno che i Lego[1] – sì, proprio i giocattoli! – con i quali i partecipanti potranno interagire tra loro ancora una volta usando le mani (e la testa!).

Si dice che le crisi, in questo caso quella economica, nascondono sempre delle opportunità. Cosa ne pensa?

penso che oggi sia praticamente tutto da rifare. Salvo poco da questo destino di ripensamento. La nostra govjam dovrà anzi provare a farci ragionare proprio partendo dalla base, da una tabula rasa: quali sono i valori su cui fondiamo le soluzioni con cui approcciamo i problemi delle gente. Sostenibilità, economicità, risparmio, solidarietà… bisogna sapersi leggere per ricostruire una strategia di crescita. Questo vale per il locale ma a maggior ragione per il contesto nazionale e locale. Se dovessi però dire la parola chiave da cui ripartire direi: merito. Su questo – sull’assenza di meritocrazia – come si dice “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, per dire di quanto c’è da fare.

Cosa si aspetta da GovJam Bologna? Crede che la creativita’ italiana possa differenziare il GovJam italiano dagli altri che avverranno in contemporanea in tutto il mondo?

Sicuramente. Non paghi di innovare, innoveremo l’innovazione. Credo che Bologna se vorrà potrà porsi come ‘faro’ anche a livello internazionale. Questo modello – che è poi il modello ‘emiliano’ – è sicuramente esportabile. Non per niente, ad esempio, il modello degli asili reggiani è studiato e copiato ovunque nel mondo. A Bologna da mille anni si fa economia della condivisione: i portici sono il simbolo della città e raccontano di un modello di accoglienza e saper vivere che si fonda su un modello ante litteram di convivenza e collaborazione tra pubblico e privato. Partiamo da lì.

Per gentile concessione Quotidiano Impresa

 

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